UN RICORDO DI DUE ATLETI

E’ passato un mese dalla scomparsa di due ex atleti bianco verdi: Stefano Carpita e Guido Bruschi. La morte improvvisa, a soli 46 anni, di Stefano ha colpito molto il nostro ambiente e la città tutta, quella di Guido più nella normalità considerato che ci ha lasciati, serenamente, all’età di 96 anni.

Stefano e la sorella minore Clara giungono giovani e contemporaneamente in maglia bianco verde. Il primo sceglie di diventare un lanciatore, la sorella velocista. Il prof. Romano Cappelletti, un tecnico innamorato del lancio del martello, lo imposta e lo porta a un personale di 55,96 grazie al quale sarà ingaggiato dalla squadra senese Mens Sana, sponsorizzata Tratos Cavi. Quando lo sponsor cessa i finanziamenti, la Mens Sana chiude la sezione atletica e Stefano si accasa all’Asics Firenze Marathon. Laureato in economia, vince un concorso in Provincia e gira per lavoro in varie sedi della Toscana, ma non abbandona mai la sua passione per il lancio del martello. Era una presenza costante della sala muscolare del campo scuola e spesso l’ultimo a uscire insieme al custode. Era diventato anche una star tra i master, come lo era stato qualche anno fa il suo fraterno amico e compagno d’allenamenti Massimo Terreni. Non più tardi dell’anno scorso aveva vinto ad Ancona il titolo italiano nel lancio del martello con maniglia da 15 kg. Niente poteva far pensare che pochi mesi dopo ci avrebbe lasciato.

Guido era un atleta della prima ora. Impegnato in politica, aveva anche una passione per lo sport. Era chiamato il barbiere rosso di Via Provinciale Pisana e aveva due amori: il Partito Comunista e l’Atletica Livorno con la quale aveva corso a lungo insieme a quel campione che era stato Canzio Nevini. Grande amico di Francesco Calderini, uno dei due più importanti dirigenti bianco verdi nella storia, era una presenza assidua alle feste annuali dell’Atletica Livorno dove teneva banco con aneddoti sconosciuti ai più. Era però informato, oltre degli atleti della sua generazione, anche di quelli odierni. In lui c’era sempre un rammarico, quello di non essersi mai potuto allenare come gli altri a causa della sua professione di barbiere iniziata in giovanissima età, ma la corsa gli era rimasta nel cuore.

Due persone così diverse ma accomunate dalla passione per lo sport e che ci fa pensare che l’atletica leggera chiede molto ma anche dà molto. Ricordiamocelo.

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