STORICO – Doppio titolo assoluto

4_13_02_2015Un mirabile livornese vince il titolo nei 1.500 mt. durante la prima giornata dei campionati italiani assoluti indoor e, nella seconda giornata, vince quello degli 800 mt.

Non è mai accaduto che, in occasione di uno stesso campionato assoluto, un nostro atleta doppiasse la vittoria in due gare diverse, seppur tecnicamente simili. E’ avvenuto a Padova e l’autore si chiama Joao Bussotti Neves Junior Capistrano Mari, merita citarlo per intero perché resti – e resterà – nella nostra lunga storia.

Nella gara lunga vince con la mano alzata, l’urlo e con tanti metri dal secondo; riporta così a Livorno (non solo alla nostra società) un titolo nazionale assoluto dopo troppi anni. La nostra società l’ultimo titolo assoluto l’ha messo in bacheca nel 1989, quindi 26 anni fa, non considerando Vizzoni  – e non ce voglia Nicola – che ne ha vinti tanti ma con la maglia delle FF.GG. Non contento, Jò, ci aggiunge la seconda vittoria dopo una serata tranquilla a pizza, birra e amici e con una dormita rigenerante.

Quindi bravo, bravo, bravo. Perché ? semplice: ha fatto due gare intelligenti, controllate e con la giusta carica aggressiva al momento giusto, con una velocità finale da sprinter inarrestabile, pensate, in meno di cento metri ne ha dati una decina ai sui avversari lasciandosi anche un po andare sull’arrivo, almeno nei 1500, tanta era la sicurezza della vittoria. Due gare tatticamente quasi fotocopia.

Ed ora la prima gara: partenza tranquilla, si preannuncia una gara tattica come normalmente avviene quando c’è un titolo in palio, Joao si piazza nel mezzo del gruppetto, un tira e molla per un paio di giri, poi qualche inevitabile spintarella (non “gollettoni” come altre volte quando è stato messo anche fuori pista e gioco)  – ci sta, dice lui a gara finita – uno sgomitare per cominciare a prendere le posizioni, Junior non si lascia scappare l’occasione e si piazza tra i primi tre-cinque, arriva il primo strappo e il biancoverde non si fa sorprendere, agguanta i due fuggitivi controllandoli da distanza ravvicinata, ancora un paio di giri e a tre quarti del secondo, e ultimo, la grinta viene fuori in modo prepotente, le spinte a terra sono leggere, la falcata ampia, i metri li conquista uno dopo l’altro fino a passare il battistrada proprio all’inizio dell’ultima curva, da lì in poi è, come detto, uno sprinter inarrestabile, sembra volare da quanto è leggero e fresco (circa 14″ negli ultimi 100 mt.); ai settanta metri, appena uno sguardo soft dietro e via …. urlo, mano alzata e il rusch finale termina rallentando davanti alla fotocellule. Ha vinto !!!! Il Presidente federale mi dirà … “era ora, lo aspettavamo”. Quasi neppure un abbraccio agli amici in attesa, perché dal podio è portato immediatamente all’antidoping. Qualcuno degli aficionados dice; “dè, gli troveranno la birra di ieri sera” (fatta a Livorno). Poi abbracci, complimenti, pacche sulle spalle, strette di mano e il titolo in borsa insieme al documento dell’antidoping in mezzo a maglie, accappatoio, asciugamani. Pronto per domani sugli 800.

La seconda gara: come detto, quasi fotocopia di quella del giorno prima. Si capisce subito che il ritmo non sarà folle, tant’è che sul podio con Joao (terza serie) vanno i primi due della seconda serie. Si piazza nel mezzo del gruppetto, fa attenzione al rientro in corsia (alla corda), si tiene lontano dalla bagarre ma, con intelligenza e attenzione, non si fa sfuggire ciò che succede in testa tant’è che, appena c’è accenno all’aumento dell’andatura, si avvicina ai primi due e da lì inizia il suo repentino progressivo,si porta in testa dall’ultimo giro, mollerà solo all’arrivo. Nell’ultima curva, malgrado la velocità sia già alta, conseguenza del progressivo in atto, scatta e in soli dieci metri ne toglie 4-5 ai diretti concorrenti; aumenta ancora, e lo spazio tra lui e gli inseguitori si fa ampio. Rabbia agonistica sul volto tirato, busto avanti si getta come una gazzella su quello che una volta si definiva “filo di lana”. E’ doppio campione e tutti si devono inchinare, tant’è che ci potrebbe scappare una convocazione nella nazionale assoluta (prima volta) in partenza per Praga dove si disputeranno i Campionati Europei al coperto.

E’ raggiante, sereno e con il suo ampio sorriso se le gode tutte queste due memorabili giornate, per lui, per la Società e per Livorno. E’ frastornato dai festeggiamenti al punto che decide di restare nella Città Euganea per festeggiare con i tanti amici, alla fine il richiamo del mare lo fa tornare a casa per godersi altrettante feste che avrà qua.

E Marconi ?  questa volta non ha smorfie, è felice come non mai, si lascia abbracciare, cerca di fare il solito burbero simpatico ma non ci riesce, non ce la fa a guidare Jò verso l’uscita per andare a riposare; del resto un titolo promesse sugli 800 e un argento sui 1.500 di due settimane fa, uno assoluto sui 1.500 di oggi, non possono far dire a nessuno che è un caso. La cosa si ripete il giorno dopo e allora bisogna dire NO!!! Non è un caso, non è fortuna, è il frutto di tanta pazienza (dai tempi bui degli infortuni …) e di tanto lavoro ben fatto e ben programmato. Anche a te, Saverio, i sentimenti di affetto ed i complimenti di tutti noi.

Le altre gare.

1_19_02_2015Ilaria Cariello si presenta in pedana la mattina alle 10, è ben consapevole che dovrà giocare duro per arrivare tra le prime otto che disputeranno la finale nel pomeriggio. Al primo salto (5.37) resta un po’ delusa ma, da guerriera qual è, ci riprova nella seconda, va meglio (5.47) ma ancora, sul suo volto, non si legge soddisfazione. Ha intorno amici, allenatore, padre e compagno che la stimolano, tant’è che si migliora ancora (5.59), ma la gara è finita e la misura basta per il 16mo posto. Ora, alla ricerca del “problema”, per ripartire e preparare una buona stagione all’aperto. Ilaria ce la farai.

Andrea Lemmi, seppur in maglia giallo-nero, ma calzettoni rigorosamente amaranto e testa bianco verde, arriva in pedana con gli altri otto amici saltatori, prepara le cose meticolosamente, anche più del solito, si vede che vuol puntare in alto, può essere la giornata giusta. Suo avversario diretto, secondo previsioni, sarà Chesani – che, con un ultimo salto, prova addirittura l’assalto al record di 2.35 -. Andrea è tranquillo e carico, molto concentrato, prova in riscaldamento misure alte per valutare la sua entrata in gara che avverrà a 2.15 (prima volta); è già un bel segnale a cosa vuol puntare oggi: vittoria e record, possibilmente legato al minimo, stabilito dalla FIDAL, per accedere ai Campionati Europei al coperto. Stringe le mani, da “5” e pacche agli amici che escono di gara alle varie misure. Lui resta, e dopo l’entrata fatta al primo tentativo, dimostra la sua grinta e decisione nel passare il salto a 2.18 per andare direttamente a 2.21 che fa alla seconda prova. La gara si fa stretta (lui e Chesani), decidono insieme di passare a 2.25. Prima prova subito riuscita, gran bel salto, la convinzione aumenta. Non è prevista, nella progressione, la misura di 2.28 (minimo per Praga), questo lo innervosisce – al termine, incontrando il Presidente Giomi, glielo dirà -. Errore tecnico grossolano da parte di chi ha stabilito la progressione e quindi della federazione. Cosa fare? 2.27 o 2.29 ? La prima misura sarebbe il suo pb ma non il minimo, allora, ancora una volta, decisione comune tra i due, si va a 2.29. Lemmi è convinto ed il primo tentativo non è malvagio, il secondo va peggio ma, al terzo, ci riprova con tutto se stesso e non è male ma purtroppo la sua gara termina qui. Ha dimostrato di essere un agonista nato, di valere misure superiori, ricordiamo il suo 2.25, poi 2.26 ed oggi ancora 2.25 nel volgere delle ultime gare, ma, soprattutto di aver trovato un equilibrio in allenamento ed in gara, che lo rendono protagonista su queste misure e qualcosa in più.  Bravo Andrea, bella gara, diversa da tutte le altre, più qualitativa e con tanta maturità agonistica.

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