UNA PROTESTA CLAMOROSA

Nel pubblicare la lettera del tecnico Fausto Foresi che in parte giustifica il ritiro della squadra ragazzi dai Campionati Toscani Individuali di Lucca è opportuno segnalare che l’Atletica Livorno è dal 2011 che lotta disperatamente per cambiare il modo di interpretare l’atletica giovanile. Nell’ottica che “i regolamenti debbono rimanere immutati per un biennio” (anche se sono sicuramente migliorabili diciamo noi) i nostri ragazzi ed i nostri cadetti sono stati messi nella condizione di inferiorità rispetto ai pari età italiani (nei concorsi dei ragazzi 2 tentativi contro i 3 degli altri, 3 contro 4 per i cadetti). E perché questo? Perché le manifestazioni durerebbero troppo e diventerebbero incontrollabili dai giudici. Quando poi si incoccia in un giudice d’appello, indubbiamente preparato da decenni di attività nazionale, ma assolutamente incapace di capire cosa è una manifestazione giovanile, che perde la testa ed impedisce di gareggiare a ragazzi da decine di minuti in fila per tentare di confermare la loro partecipazione perché il tempo è scaduto, quando soltanto con pochi minuti di buon senso tutto sarebbe potuto andare a posto, si tocca il fondo e si perde la pazienza. Noi siamo dell’avviso che non è questo il modo di gestire l’attività di ragazzi che si affacciano per la prima volta all’agonismo e sempre ci batteremo per un organizzazione migliore dell’atletica. Per inciso, quanto successo a Lucca a Livorno non sarebbe successo. I nostri giudici saranno pure meno preparati ma sicuramente più umani.

Mi sento in dovere di spiegare le motivazioni che mi hanno spinto, stamani, a prendere una decisione per la quale ancora dopo qualche ora “provo un gran mal di pancia”. Provo questo dolore forte unicamente per i ragazzi e le ragazze che non ho fatto gareggiare, infrangendo i loro sogni, le loro speranze e la loro voglia di essere protagonisti in una gara molto importante, forse la gara più importante dell’anno. Sono dispiaciuto anche per i loro genitori, i primi tifosi che in una società come la nostra sono da considerare un patrimonio al pari dei loro figli. Ma allora perché l’ho fatto? L’ho fatto in maniera impulsiva, preso da rabbia, rabbia perché, pur avendo delle responsabilità, mi sono sentito sbattere la porta in faccia di fronte alla richiesta di accettare le iscrizioni anche se con qualche minuto di ritardo. Una presa di posizione rigida da parte de giudici, senza nessuna possibilità di dialogo nè tantomeno di accordo. Chi non vive direttamente queste situazioni, sappia che succedono spesso errori o ritardi da parte dei tecnici giudici dirigenti, ma, nell’ottica del diamoci una mano e troviamo una soluzione per i nostri ragazzi, si riesce sempre e in orario a sistemare tutto.

Stamani, visto il grande numero di partecipanti (si parla di circa 900 atleti gara), organizzatori e gruppo giudici gara, in particolare il giudice arbitro hanno pensato bene di assumere una posizione rigida e intransigente, nel momento in cui i nostri responsabili hanno consegnato i cartellini della conferma gara. I fogli gara da consegnare alle giurie non erano neppure stati stampati, e la conferma dei nostri ragazzi alle gare avrebbe comportato un dispendio di tempo di pochi secondi. Intervento, quindi, fattibilissimo e senza problemi. Una rigidità così forte è la prima volta che mi capita di vedere e purtroppo che mi vede coinvolto come protagonista.

Ora vi spiego perché, secondo me è successa oggi e perché strane cose succedono soprattutto alle manifestazioni giovanili. Se invece di ragazzi dodicenni dell’Atletica Livorno o degli Assi o di altre squadre, fossero stati due atleti adulti, sarebbe successa la stessa cosa? Secondo Voi che leggete questa mia comunicazione pensate che i nostri ragazzi godano degli stessi diritti degli atleti delle categorie assolute? No, non è così.

Siccome sono bimbi, le misure si possono prendere anche approssimative, a qualcuno si dà un nullo perché è un bimbo e ogni tanto no, perche è un bimbo.

Se le gare sono giovanili il cronometraggio non è quasi mai elettronico perché costa troppo e ogni tanto mancano anche i cronometristi o le cellule sono male allineate, e allora può capitare che i tempi siano dati a caso o a occhio!

Ho sentito giudici di marcia squalificare dei ragazzi e come motivazione esclamare: “Vai, è meglio per te così ti riposi!”

Siccome sono ragazzi il loro regolamento, in certe gare, prevede che qualcuno possa lanciare o saltare controvento e altri no, altrimenti si perde tempo, e siccome si rischia di perdere tempo gli si fa fare solo due salti o due lanci; o se le gare sono in ritardo, per guadagnare tempo magari non gli si dà la possibilità di una prova preliminare.

Giudici e spesso anche organizzatori incapaci, spesso insufficienti e non preparati, e sicuramente anche tecnici che presi da desideri di classifiche punteggi o convocazioni, dimenticano o non sanno che prima di tutto devono essere degli educatori.

Noi tutti che lavoriamo o ci impegniamo nelle attività sportive dobbiamo ricordarci che siamo prima di tutto degli educatori, che dobbiamo essere dei modelli per i nostri figli, che dobbiamo trasmettere loro l’amore per lo sport, il rispetto delle regole e degli avversari.

Soprattutto perché sono ragazzi hanno bisogno di attenzioni e correttezza, almeno quante ne hanno gli atleti adulti, se non di più.

Ma sono anche ragazzi ai loro primi passi nel nostro sport e hanno anche bisogno di figure intorno a loro che sappiano considerarli per ciò che sono, ovvero dei ragazzi e ragazze di 12 o 13 anni. E questo stamani è mancato, e purtroppo, e qui torno alla mia rabbia, non è la prima volta. Motivazioni e situazioni sempre diverse ma che troppo spesso si vivono e accadono nello sport GIOVANILE o come noi lo chiamiamo di propaganda.

Sono certo che molti non saranno d’accordo sulla mia decisione, della quale, come stamani ho detto, mi assumo ogni responsabilità, ma posso con certezza affermare di averlo fatto proprio per il bene e il rispetto che provo non solo per ogni ragazzo che alleno, ma anche per la sua famiglia. Per qualcuno avrò sbagliato, ma state certi che lo rifarei. Di una cosa sono convinto e sento dentro di me di sperare che avvenga: se questa mia azione, avrà un seguito, sarà certamente e soprattutto per i nostri ragazzi e ragazze. Quelli presenti stamani, hanno in parte subito questa decisione e molti di loro avrebbero giustamente voluto gareggiare. Con il tempo sono sicuro che capiranno che la decisione di ritirarli è stata per loro e per chi verrà dopo di loro, per essere considerati sia atleti che ragazzi e non o atleti o ragazzi, a seconda delle opportunità.

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