VAL DI FASSA RUNNING, LAZZERI E LA CORSA IN MONTAGNA

5 tappe, 49 km, 2300 metri di dislivello. Lo spettacolo delle Dolomiti. Sentieri di montagna solcati ogni giorno da centinai di podisti. L’asfalto? Un lusso, qui alla Val di Fassa Running. Il giro podistico a tappe più bello d’Italia: il più lungo, il più duro, il più partecipato.
Fin qui tutto bene. Ma cosa c’entra con i livornesi? Noi che l’unica esperienza di corsa in montagna l’abbiamo avuta risalendo Cala del Leone…Roba per altri! Per i trentini, ad esempio. Ma quando da Livorno si va a Trento per studio, e di mezzo c’è pure la passione per la montagna, succede quello che non ti aspetti. Un livornese alla Val di Fassa Running. Salito sul palco delle premiazioni.
Gianmarco Lazzeri è quarto assoluto (3h44:21) alla prima esperienza in questa incredibile gara podistica. Davanti a lui Simone Peyracchia (terzo 3h36:54), Massimo Galliano (3h33:15) e Manuel Solavaggione (3h31:30). Tutti volti noti della cosa in montagna.
I distacchi dal podio sono abissali, ma è così anche per gli atleti che seguono: il quinto classificato, l’inglese James Kraft, perde da Gianmarco quasi 11 minuti; Achille Faranda un quarto d’ora. Un risultato costruito confermando la quarta posizione tappa dopo tappa. Fin dal primo sforzo (Fontanazzo 10,8 km), in cui l’immensa sorpresa è stata battere i keniani favoriti della vigilia: Friedrick Kipyegon e Ken Mutai. Rimbalzati dalla durezza della competizione. E ritiratisi nelle tappe successive.
E poi, tanta fatica, con i kilometri ed i giorni di gara che crescevano verso il tappone finale. Una salita secca, da Alba di Canazei ai prati del Ciampac. Su per le piste da sci, poi per sentieri ed addirittura sopra un piccolo nevaio. Qui Gianmarco ha dovuto per forza smettere di correre, cedendo al suo proponimento di non camminare mai. Costi quel che costi. Incurante della pendenza. Strano a dirsi, ma era proprio in salita che il livornese perdeva di meno rispetto agli avversari. Una dote scoperta appena la scorsa estate, col secondo posto alla Vagli – Campocatino. Dove i montanari guadagnavano di più era gettandosi nelle discese a capofitto. Un misto di tecnica e coraggio che non si può che conquistare sul campo.
Intanto, un po’ a sorpresa Livorno inizia a farsi spazio nella corsa in montagna (non dimentichiamoci del bronzo ai Toscani di Daniele Conte), ma qui siamo al Nord, sulle Alpi ed è tutta un’altra storia. Finora una tale prospettiva era così singolare che Gianmarco ha preferito iscriversi con i colori di un gruppo CSI locale: l’U. S. 5 Stelle. Ma se questi risultati sono in grado di appassionare, giù suo Tirreno, il popolo dei labronici, allora sarà ben lieto di sfoggiare, alla prossima arrampicata, una sgargiante livrea bianco verde.

B.G.

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