ITALIANI A GUBBIO, TROVA LE PICCOLE DIFFERENZE

 

Ci risiamo. Il grande spettacolo di Gubbio. Dagli spalti del Teatro Romano. Nel 2018 come nel ’16 e ’17. Campionati italiani, studenteschi e regionali a non finire. La FIDAL tira a lucido le cose che funzionano. E benedice per la terza volta una Festa del Cross in città. Tutto molto bello… ma rivedere lo stesso film prima o poi annoia. Già si conoscono i personaggi e la trama. Finisce che per non addormentarci in poltrona, dobbiamo concentrarci su qualcos’altro. Giocheremo a trovare le piccole differenze. Perché rispetto agli anni scorsi qualcosa di nuovo c’è stato. Per i colori bianco verdi, ne ho contate dieci. Riuscite a trovarle anche voi? Se vi stufate, potete sempre leggere le soluzioni qua sotto…

1. Il fango – Sia mai che salutassimo Gubbio senza avere mai provato le gioie del cattivo tempo. Pioggia e fango sono state le vere novità del 2018. La prima, almeno dalla tarda mattinata, è stata più clemente. La seconda, invece, non poteva che peggiorare: gli atleti, causa del loro male! Migliaia di chiodate hanno devastato il tracciato, portandosi a casa dei souvenir di terra. E più il terreno si faceva molle, più il percorso – esigente di suo – si faceva duro. Equilibrio precario soprattutto in curva, ma i nostri se la sono cavata piuttosto bene: la campestre di Bucine è stata un ottimo allenamento.

2. Un Dini sul podio – Sono stati mesi in bilico per i gemelli Dini. La guida di Saverio Marconi ha segnato un’era; adesso hanno trovato un nuovo equilibrio tutto in casa Fiamme Gialle. Samuele ancora scalpita per recuperare dall’ennesimo infortunio. Lorenzo invece è in ottima forma, lo dimostra con un meraviglioso argento nel Campionato assoluto (10 km, 31:05). Sesto con l’inclusione dei soliti keniani, ma in piena lotta per la conquista del tricolore. Nel primo giro affiancava la stella Crippa, trasformatasi in meteora dopo un effimero tentativo di allungo nella seconda tornata. Segue un bel pezzo di gara in cui è Lorenzo a condurre le danze. Gli ultimi kilometri premiano il coraggio di Yohannes Chiappinelli, ma c’è poco da rammaricarsi. Il tetto d’Italia non è mai stato così vicino.

3. Giorgio Gori all’arrembaggio – Lo stile è quello di Bucine. Un ardore che gli mancava e che sta costruendo poco a poco. Il problema è la tattica, un disastro in quanto a coerenza, tutto sommato neanche troppo devastante. I capelli a caschetto di Giorgio Gori hanno tinto di biondo il maxi-schermo in zona traguardo. La gara è quella riservata ai cadetti. Tre kilometri che non potevano essere più diversi. Il primo, impantanato a metà gruppo. Il secondo, volato sulle ali dell’entusiasmo: non si sa come, ma Giorgio è in testa! Il terzo, in strenua difesa del piazzamento. Risultato: 22mo (10:02). L’anno scorso fu 90mo. C’è chi, per migliorare, va giù di scalpello. Giorgio preferisce l’accetta. Il suo potenziale di atleta è tutto da scoprire…

4. Dario, ci manchi! – La faccenda dell’idoneità si trascina da gennaio. Complicazioni e ritardi gli hanno fatto saltare l’inverno. Ma Dario Guidi a Gubbio voleva esserci, anche solo come spettatore. Come sempre, sereno. Pur tornando sul luogo del delitto, quel percorso che lo scorso anno gli fu così benevolo (17mo allievo) inaugurando col botto una bellissima stagione. La pazienza è davvero la virtù dei forti? Di certo, la forza di Dario sta proprio nella pazienza. Chi non resiste più sono i suoi compagni, che non vedono l’ora possa gareggiare assieme a loro. La primavera sarebbe la luce in fondo al tunnel. Forza!

5. Lo squadrone allievi – Fantastici. Un quinto posto a squadre che fa venire i brividi. Per avere di meglio dobbiamo tornare al 2010, quando i giovani Dini ci trascinarono sul podio. Adesso è diverso: nessun fenomeno (almeno in campestre), puntiamo sul livello medio. A cominciare da Mauro Giuliano, bravo nell’orchestrarsi la gara intorno alla 40ma piazza, peccato per qualche noia fisica che gli ha impedito di finire in bellezza con una delle sue grandi volate. Nessun rimpianto per il 41mo posto (5 km, 18:51): il podio di società era troppo lontano per pensare di raggiungerlo racimolando qualche punto. Ad azzeccare tutto è il più giovane Augusto Casella (49mo, 18:58). Le gare regionali servivano ad aggiustare il tiro. Calibrazione che ha funzionato a puntino, anche nel caos di 300 iscritti. Ion Gilca replica con un’altra gara discreta, 70mo (19:13) rosicchiando posizioni ad ogni giro. Il sorriso di Simone Esposito, 150ma posizione (20:04): alla soddisfazione agonistica, si aggiunge uno scambio di canotta andato a buon fine.

6. Assoluti in crescita – Niente exploit dal quintetto assoluti: gare “normali”, se non dal retrogusto amaro. Eppure, la crescita tra le società è costante: 27mo posto, dal 34mo dello scorso anno. La differenza l’ha fatta Luca Lemmi, recuperato agonisticamente dalle tribolazioni del 2017. Ricomincio da Gubbio, Luca non potrebbe dire di meglio. Nel 2016 arrivò 135mo, esattamente come oggi (35:09). Stessa gara accorta, stessa intelligente progressione. Allora fu il primo dei bianco verdi, adesso è terzo. Appena avanti (131mo, 35:05), un Alessio Ristori a tu per tu con la fatica. A spingerlo avanti nell’ultimo giro è stata la voglia di porre fine ad una sfiancante stagione invernale. Qualche posizione persa è niente a confronto del volo alla Icaro di Raffaele Poletti. Raffa non mangia, si nutre di sogni. Sogni quasi solidi, nel senso che quasi diventano realtà. Per tre kilometri ha accarezzato un posto nei primi trenta. Lottava con Giacobazzi, Puppi, Gerratana. Poi è arrivata “la grande botta”, e il nostro scivola all’80mo (34:00). I social consolano.

7. Ritorno al CdS donne – Per la prima volta a Gubbio, l’Atletica Livorno fa classifica al CdS donne. E non per caso, visto che il 17mo posto conquistato vale come qualifica diretta per il 2019. Capitana della formazione è una sempre efficace Giulia Morelli. Manco a dirlo, fa la gara sulla Mohamud. Il treno è quello giusto: fa 30ma assoluta (31:00) e ottava promessa. Passi avanti rispetto al 2017. Dietro, un’altra gara di cuore di Valentina Spagnoli (84ma, 33:07). Parte forte, cala verso la metà, si riprende con un rabbioso sprint finale. A farne le spese, tra le altre, Enrica Bottoni (86ma, 33:11), un approccio equilibrato che ha reso oltre le aspettative.

8. Bianco verdi all’estero – La vita li ha portati fuori città. Ma non rinunciano a correre col nome Livorno scritto sul petto. Una è arrivata a Gubbio dalla vicina Ancona. L’altro si è sorbito una trasferta da Trento, con tutte le complicazioni che si possono immaginare nel voler scrivere per forza questo articolo. Gloria Arena se la cava col 108mo posto tra le donne (33:49). La gara poteva avere un sapore più dolce, ma vale comunque un sorriso. Il sottoscritto (Gianmarco Lazzeri) parte con calma e recupera d’esperienza, 162mo assoluto (35:39). A metà strada incrocia Gabriele Spadoni (199mo, 36:27), che in partenza era scattato come una molla. Fatica a parte, si è divertito davvero tanto.

9. Tre esordi tricolore – Emozione palpabile per le tre che hanno esordito in bianco verde sui prati di una rassegna nazionale. In realtà, per la junior Veronica Cai c’era stata un’esperienza da allieva con la maglia della Galla; stavolta conclude dignitosamente in 94ma posizione (6 km, 31:22). Giulia Mastroeni si getta nella mischia delle cadette. Convocata dalla Federazione toscana a titolo individuale, dimostra una discreta capacità tattica nel regolare lo sforzo sulle avversarie: è brava 91ma (2 km, 9:20). I continui progressi premiano Soukaina Mahboub con l’invito a giocarsi le sue carte nella gara allieve. La carrarese non delude le aspettative, il piazzamento spacca esattamente la metà classifica (101ma, 5 km in 18:43).

10. Gianfranco Gassani – Qui mescolo un po’ le carte. Più che essere una differenza, Gianfranco Gassani fa la differenza! Porta la sua scanzonata allegria, in viaggio come in hotel – il solito, fatiscente, dello scorso anno. L’interpretazione di “Viva la pappa col pomodoro” in stile Fred Buscaglione arricchisce l’antologia. Apprezzata quanto inattesa, come la presenza stessa di Gianfranco, che secondo i vecchi piani sarebbe dovuto ancora essere in Brasile. Nel gioco delle somiglianze e delle differenze, avessimo dovuto rinunciare a qualcosa, non avremmo certo pensato a lui!

Gianmarco Lazzeri

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